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“L’emblematico Spray di Boston E Le Sue Repliche ”

Lo Spray (lo Spray di Boston ) è la prima barca a vela a fare il giro del mondo comandata e servita da un solo uomo: Joshua Slocum. La sua esperienza ha ispirato costruttori e navigatori in moltissime repliche.

Questo testo parla dell’originale (lo Spray di Boston ) e delle sue repliche. Lo Spray of Saint-Briac è probabilmente tra le repliche fedeli l’esempio di maggior successo e sicuramente quello con più miglia nel suo log.

Parliamo dell’originale e del suo comandante, skipper e costruttore : lo Spray di Slocum.

Joshua Slocum aveva 51 anni quando gli fu regalato uno sloop da pesca decrepito che, appoggiato in un campo, serviva da pollaio. Era chiamato Spray, porto d’armamento Boston. Joshua trascorse i due anni successivi a ricostruire questa barca. Rimossi i torelli sostituì molte ossature e gran parte dei fasciami dello scafo, del ponte e della sovrastruttura. Cercò di migliorare la navigabilità aggiungendo bordo libero, in modo che la barca fosse più adatta alla navigazione in alto mare che aveva in mente. Tutti i materiali utilizzati per la ricostruzione furono raccolti intorno a Fairhaven, nel Massachusetts, vicino a quel campo dove Spray era rimasta per molti anni. La sua forma ricorda quella dei pescherecci da ostriche ed è abbastanza primitiva. Joshua Slocum, comandante di navi con una vastissima esperienza, deve avere riconosciuto il potenziale del suo nuovo acquisto e non avrebbe potuto fare scelta migliore.

Dalla foto (lo Spray di boston )possiamo notare alcune cose importanti, i fianchi sono dritti, la poppa immersa, la larghezza è abbondante e portata fino alle estremità, il bordo libero è basso ma ci sono i bastingaggi, il rigging è mastodontico e primitivo, le tughe sono robustissime col cielo molto curvo, l’ancora è quella di una nave. Anche i piani (I disegni danno vita allo yacht) ci parlano: il ginocchio è molto pronunciato come sulle barche da lavoro, il dislocamento è immenso, le linee sott’acqua sono aggraziate, il pescaggio è poco e il timone è piccolo. I longitudinali del fondo paralleli e poco inclinati sulla orizzontale testimoniano le buone doti velocistiche a barca piatta, mentre il grande equilibrio di volumi tra prua e poppa e il basso pescaggio depongono a favore di una buona tenuta di rotta.

Due cose emergono con forza:

La prima è che il timone non era in grado di controllare le vele. Era anzi necessario usare le vele per dirigere la barca. Oggi il timone, dimensionato in funzione della superfice velica, si intende in grado di correggere le tendenze della imbarcazione a ruotare sotto l’effetto delle vele, così molti principianti tendono a padroneggiare la barca usando il timone (anche a sproposito e rallentando notevolmente) con le vele mal regolate. Non con lo Spray! Il fatto che Slocum toccasse poco il timone evidenzia la sua maestria nel mettere a segno le vele. Un altro indizio di questo modo preciso di navigare è che Slocum aggiunse vele alle estremità della sua nave, un fiocco murato su un asta a proravia del bompresso ed una mezzanella alla estrema poppa fuori dallo specchio, proprio dove queste superfici sono più in grado di favorire o contrastare le rotazioni dello scafo. (Safety and Comfort Handbook.)

La seconda considerazione è che la randa a basso allungamento, per quanto poco efficace di bolina, dava invece una enorme spinta col vento dai 100° in su consentendo di evitare vele ausiliarie per i laschi scomode per un solitario.

Come sappiamo Slocum fece un giro del mondo in solitario, il primo. La barca aveva doti rare e molto buone per quel compito. Molto robusta come scafo , appendici, coperta e attrezzatura. Non era sicuramente un fulmine di bolina, ma al lasco era veloce e navigava con il timone legato in qualsiasi andatura con qualsiasi tempo. Quando il vento aumentava o calava di intensità Slocum correggeva il timone alla poggia o all’orza di una caviglia e questo è quanto. La barca stava bene alla cappa che era il sistema con cui Joshua affrontò feroci burrasche.

Dobbiamo ricordare che J.Slocum era un comandante di navi a vele quadre e sapeva sfruttare i venti dominanti, non cercava quindi una barca performante in regata o in grado di raggiungere rapidamente un punto sopravvento, ma una barca facile da portare per un uomo solo che potesse resistere ad un uragano.

In effetti alla uscita del canale di Magellano si trovò ad affrontare uno di quei fortunali il cui incontro ha riempito le chiese dei porti di mare di quadri ex voto. Messosi alla cappa contro una burrasca da ponente poco dopo il transito a Cabo Pilar riuscì comunque ad arrancare (guadagnare acqua sopravvento) per evitare la costa, che non è cosa da poco. Episodi interessanti di quell’epico viaggio sono la prima burrasca al largo di capo Cod, durante la quale, allucinato per la stanchezza, J.S.vede un marinaio al timone che sottolinea le doti di autogoverno dello Spray e quando riuscì a sfuggire ai pirati al largo del Marocco grazie invece alle doti velocistiche dello Spray. Fa sorridere anche la traversata dell’Oceano Indiano senza strumenti a parte una vecchia sveglia senza una lancetta: Andando verso ovest si svegliava col sole alle spalle ed andava a letto col sole di prua e questo gli bastò per fare un discreto atterraggio.

Repliche dello Spray incominciarono subito, Joshua era un ottimo comunicatore e le sue imprese furono lette dagli appassionati di tutto il mondo così le forme robuste furono rimaneggiate molte volte soprattutto per renderla più yacht , cioè più elegante ed adatta a navigazioni costiere in equipaggio.

Un ottimo risultato è la interpretazione di John Alden, famosissimo ai suoi tempi per le golette, che riuscì indubbiamente a ingentilire la barca pur mantenendone le doti marine. Non so se sarebbe piaciuta a Slocum (anche se penso di si perché è una barca molto bella ) che era contrario in tutti i modi alle estremità slanciate.

lo Spray di Boston e le sue repliche : tra queste ultime di pregio e più moderna la interpretazione di Bombigher un grande architetto francese (http://www.classic-yacht-design.com/4dreams/2merry-dream/md.html )che mantiene la prua corta e il grande tagliamare, ma modifica la poppa a suo gradimento e altera le proporzioni del piano velico. Il risultato è una doppia insellatura del cavallino poco convincente e un piano velico che terrorizza qualsiasi solitario.

La mia versione “Piccola Spray” è meno impegnativa dell’originale (perché sfido molti marinai di oggi ad andare in giro con lo Spray vero senza motore). Lunga soli 7,5 m ha un baglio abbondante 3,2 m che consente delle comode sistemazioni sottocoperta. Cucina e dinette a prua e nell’altra cabina una matrimoniale con bagno. Tanto spazio di stivaggio per una lunga crociera. Ovviamente è un preliminare e come tutti i preliminari andrà poi discusso e modificato, ma questa è l’idea: si va in vacanza in due ma, facendo il letto in dinette, si può dormire occasionalmente in quattro. Il motore non l’ho messo per il momento perché vorrei installare un 5 hp a benzina o un elettrico o un classico Solè diesel in linea d’asse. Bisogna stare attenti a camminare in coperta perché il boma è basso per gli standard odierni e, benchè su trabaccoli e battane 25 cm di falchetta bastassero a tenere i marinai a bordo, forse una draglia di 45 cm sarebbe necessaria per dei diportisti che vanno a spasso con bambini e cani.

Il materiale di costruzione è il legno. www.cantiere navale de cesari

Anche per albero e aste varie che mi piacerebbero in Douglas. Non è facilissimo oggi fare una barca di questo genere per la mancanza di maestranze e di competenze. Ci sono comunque in giro un buon numero di maestri d’ascia in grado di affrontare il lavoro. Se si ampliano gli orizzonti in India ci sono un paio di cantieri dotati di grande competenze e costi irrisori. Certo non è una barca per le ariette estive ed è comunque meglio posizionarsi in luoghi ventosi. L’Egeo mi sembra ideale. Una bella ancora ammiragliato sarebbe perfetta, tuttavia bisogna bilanciare il desiderio filologico di rimanere vicini al modello originale e la necessaria comodità che fa gola a chi va in vacanza. I colori sono o dovrebbero essere quelli della pesca: il bianco, l’azzurro e l’ocra, poco o nessun legno a vista. I costi di gestione sono pochi e per costruirla, oltre ad un poco di pazienza, non servono più mezzi di quelli necessari ad acquistare una imbarcazione a motore della stessa grandezza.

lo spray di boston e le sue repliche

Di Michele Ansaloni

MicheleAnsaloni ,costruttore navale di Ravenna collabora con privati e cantieri nel settore diporto .